Quanto costa l’università mediamente in Italia

Appaiono lontani gli anni in cui si riteneva che l’università in Italia costasse molto meno rispetto agli altri paesi: oggi sono dicerie o poco più. Analizzando i dati oggi disponibili appare incontrovertibile il dato per cui la tassazione universitaria italiana è tra le più alte in Europa, specie in confronto con alcuni stati europei. Il report è stato presentato di recente da Udu, l’Unione degli Universitari.

La ricerca mette nero su bianco come uno studente italiano sia obbligato a pagare, in media, circa 1000 euro annui per quanto riguarda le università pubbliche, senza conteggiare perciò quelle private. Una cifra che è di molto superiore a quello che si può rintracciare nei principali paesi europei. In Germania, ad esempio, la spesa media per l’università pubblica va dai 100 ai 350 per semestre (dunque dai 200 ai 700 annui). Ancor più ridotta è la spesa media per la Francia, dove si va dai circa 170 euro annui per un percorso triennale fino ai 380 euro annui per un dottorato di ricerca.

Tornando però al caso italiano, è fondamentale fare dei distinguo tra nord e sud perché il divario è evidente. In media, infatti, un universitario iscritto a Sassari piuttosto che a Foggia o all’Orientale di Napoli spende circa 400 euro annui. Gli atenei con sede a Venezia come la Ca Foscari o il Politecnico di Milano invece richiedono una cifra che varia tra i 1400 ed i 1600 euro. Sono in realtà stati fatti alcuni tentativi per rendere l’università italiana più accessibile. Si è infatti progressivamente allargata la no tax area, vale a dire la soglia di reddito che dà diritto all’esenzione quasi totale dalla tassazione. Anche in questo caso però la diversità tra nord e sud appare evidente, segno della necessità di un vero e proprio cambio di paradigma per ottenere progressi in senso generale.

Un altro ambito importante nel computo dei costi medi dell’università può riguardare anche l’annosa questione del riscatto del periodo trascorso a studiare. Una somma che non è certamente inseribile all’interno del conteggio nel momento in cui si stanno compiendo gli studi ma che sarà eventualmente presa in considerazione solo in seguito, anche se non appare come un obbligo. Prima però di parlare del costo del riscatto degli anni di laurea, può essere interessante comprendere cosa sia. In sintesi, è uno strumento che permette al contribuente di trasformare gli anni trascorsi in università in anni contributivi, utili cioè al fine del conteggio pensionistico. Al momento appare ostico fare un calcolo approssimativo di quello che è il costo, se però si hanno i requisiti per accedere al riscatto agevolato, il costo è fisso e non più stilato in base al proprio reddito. Nello specifico, si tratta di una cifra compresa tra i 5.200 e i 5.360 euro complessivi per singolo anno, con leggere variazioni a seconda di particolari specificità.

È evidente che quest’ultimo aspetto non rappresenta un elemento in grado direttamente di impattare sul costo medio dell’università per uno studente, ma una soglia annua del genere è evidente come vada a scoraggiare determinate fasce di popolazione. A maggior ragione se si tiene conto che un percorso minimo comprende 3 anni, a cui si aggiungono eventualmente 2 anni di magistrale, per un totale di circa 25mila euro da versare per il riscatto di quegli anni.

L’interesse dei giovani per i percorsi universitari è in continua crescita, spinto dal desiderio di specializzarsi e migliorare le prospettive di carriera. Le facoltà più scelte includono economia, ingegneria, medicina, giurisprudenza e scienze sociali, con una crescente attenzione per le professioni digitali e tecnologiche. L’università rappresenta un investimento fondamentale per il futuro, offrendo opportunità di crescita personale e lavorativa. La scelta del percorso giusto dipende dalle passioni e dagli sbocchi occupazionali.

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